Press Patchwork Voices

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Alessandro Bertinetto on Kathodik

Avrei voluto spendere per questo disco l’aggettivo “sconcertante”; poi però ne ho ascoltati altri e preferisco tenerlo in serbo per una prossima occasione. Tuttavia sconcertante è proprio la prima traduzione di “puzzling” su “wordreference.com”. Uso allora la seconda, la terza, la quarta, e la settima: sorprendente, stupefacente, che lascia interdetti, ed enigmatico. Sono tutte ragioni per apprezzarlo. Claudia Cervenca e Annette Giesriegl costruiscono spazi sonori attraverso l’uso onomatopeico della voce (che a volte è tutta uno squittire, un pigolare, un mugugnare, un cigolare, ecc.), la riproduzione vocale di versi di animali e di rumori atmosferici, l’imitazione di strumenti (nell’ottavo brano riconosco qualcosa di simile a contrabbasso e sezione fiati) e di voci umane che cantano in lingue e tradizioni diverse (la settima traccia esordisce con una quasi-caricatura di certi incipit del canto flamenco), la recitazione di testi spezzati in tedesco (“Deine Augen haben meine Blicke verschlungen – Du hast mich Blind gemacht, wenn Du mich wieder ansiehst”) e il sobrio dispiegamento di effetti sonori di vario tipo. A un certo punto il disco ci sorprende con qualcosa che ricorda la mozartiana Königin der Nacht; altrove, chi abbia una qualche familiarità con gli Area non può non ascoltare un eco di Demetrio Stratos. Insomma, un lavoro sperimentale, decisamente ‘puzzling’. Decisamente valido.
Voto: 5/5

Claudio Morandini on Iperboli, Ellissi

Continuo a vagare in mezzo ai più recenti album pubblicati da Aut Records, innovativa e anzi radicale label discografica berlinese.
Radicale è anche il progetto sulla voce “Puzzling”, del duo vocale “Patchwork voices” (Claudia Cervenca e Annette Giesriegl), che deve molto, almeno nelle premesse, all’esplorazione delle potenzialità della vocalità umana portata avanti da Berio, Berberian e da molti altri già dagli anni Sessanta. Qui le voci non cantano più, nemmeno per parodiare il canto (lo fanno, sporadicamente, in “_wo”): verseggiano, invece, cincischiano, respirano (respiri sempre franti), borbottano, strillano; le sovrapposizioni dovute alla rielaborazione elettronica fanno delle due voci una foresta di suoni: primati, anfibi, uccelli, insetti si risvegliano, fanno a gara, segnano sonoramente territori e autorità, lanciano richiami, ronzano, poi tacciono d’improvviso, come per un pericolo improvviso. A volte la foresta assume i connotati imprevisti di un contesto rurale (“_ive”), oppure urbano, dominato dal parlottio indistinto e petulante dei mezzi di comunicazione. Insomma, si alternano paesaggi ipertecnologici e preistorici, in cui accanto a versi sentiamo segnali radio disturbati, mormorii nel sonno, lallazioni infantili, esercizi di vocalità. Non c’è quasi mai musica (in termini di altezze, nei parametri soliti con cui si può definire un suono in termini di canto, a parte in “_ree”, che suona come una sorta di pausa, armonicamente statica, nel chiacchiericcio compulsivo dell’opera, e in “_ine”) e non c’è nemmeno parola (cioè un insieme coeso di significante e di significato), con l’eccezione importante e programmatica di “_ur”, declamazione di un testo di Umberto Ak’abal: ma suoni sparsi, frammenti atomizzati, particelle sconnesse, iterazioni compulsive. Se qualcosa rimane, del linguaggio musicale tradizionale, in questo esperimento di pura improvvisazione, è il procedimento imitativo, che dà luogo a un singolare contrappunto.

Ettore Garzia on Percorsi Musicali

Se lo scopo è quello di ricomporre linguaggi molecolari, il cd per la Aut R. delle due cantanti improvvisatrici Claudia Cervenca e Annette Giesriegl ha una capacità di adattamento invidiabile: strutture amorfe, bisbigli propedeutici ad espressività non convenzionale e tutta una serie di “molestie” vocali, impongono stranezza ma anche fertile creatività. Stilisticamente si parte dalle condensazioni vocali di certe elucubrazioni tipo Jay Clayton (fonte dichiarata di ispirazione delle cantanti), ma l’istanza improvvisativa jazzistica più pura non è assente e compie percorsi che interessano l’asse Lambert/Hendricks/Ross-Bobby McFerrin. Tuttavia l’approfondimento non può fare a meno di incrociare molta teoria del mondo contemporaneo vocale.
Claudia Cervenca, austriaca, è una cantante a cui già molti giovani compositori hanno prestato interesse, scrivendo per lei, così come il suo impegno è sempre sbilanciato in perfomances in cui oltre al canto è presente la danza e la multimedialità: a superare il normale spazio da dedicare alla materia, vi è anche lo sviluppo di una piattaforma disponibile per le arti sperimentali attuata assieme alla ballerina e coreografa Katharina Weinhuber.
Annette Giesriegl è invece già molto apprezzata negli àmbiti improvvisativi europei, soprattutto in Austria e a Londra dove ha collaborato con la violinista Alison Blunt e registrato recentemente un paio di cds per Slam R. e Emanen R. (a nome di altre formazioni). Opera soprattutto a Graz, dove dirige un’orchestra di improvvisatori (la Styrian Improvisers Orchestra) e un’associazione per la promozione di “nuova” musica.
“Puzzling” è opera che apre porte eterogenee: dalla free improvisation di stampo vocale alla recitazione, coglie aspetti del teatro contemporaneo di Meredith Monk ed usa estensioni nell’etnia vocale e nell’elettronica semplice a sostegno. Si scopre un sentimento antico, studiato nei minimi particolari, che viene rinnovato in nuove strutture improvvisative. Il capolavoro di “Puzzling” può essere scoperto in “_Ree”, uno splendido esercizio di ribaltamento di voci libere e creative che, aiutato da una trama sottile di elettronica in drone, proietta immagini spirituali, qualcosa che assomiglia ad un nuovo linguaggio di elevazione, quasi una versione aggiornata di Hildegard Von Bingen, che si argomenta della sostanza umana (scevra da incomprensioni o dogmi) per interrogarsi sulla vita.
In questa collaborazione colpisce l’affiatamento delle due vocalist che integrano i propri umori in maniera magistrale: personaggi che sono fuori dalla calca dei palcoscenici normalizzati, che ogni giorno riscrivono la storia della vocalità.

John Book on This is Book’s Music

If you were to purchase Patchworks Voices’ Puzzling (Aut) and were hoping for an incredible musical jam, it could lead to you digging your brain matter out through your ears. The “Voices” in question are Claudia Cervenca and Annette Giesriegl, who use nothing but their voices and electronics to create very interesting sound pieces and collages, which consists of them collaborating verbally and not verbally. In a track like “_ne”, it sounds like infants speaking with the mind capacity of adults, with nothing but gibberish that’s loud and delicate, as if they’ve found each other in the dirt and want to discover more things underground. One could also interpret this as the origins of human communication in the world, or someone may very well say “what the hell is going on here?”

The entire album is like that too, and part of the puzzle involved is trying to figure out what the missing letter is in the song titles: “_en”, “_wo”, “_ur”, and “_ree” as examples. They could be numerical, they could be meaningless, but the interesting thing about listening to this is that it sounds like sitting into a conversation at the park and not being involved, just listening and trying to get a joy out of what is being said, or made. As for the spontaneity, you can say they would be along the lines of Pauline Oliveros, Yoko Ono, Meredith Monk, and Joëlle Léandre, so if you are fans of their work, you are sure to find Puzzling to be a world, you’ll want to revisit many times in the near future.

Thomas Hein on Concerto

Es wirkt wie ein sich stetig veränderndes Kaleidoskop an Lauten, Lautfetzen, Tönen, einzelnen gedehnten Silben, Geräuschen und Mikroklängen, die die aus Rumänien stammende und in Wien lebende Claudia Cervenca und die tirolerische Wahlgrazerin Annette Giesriegl mit ihren Stimmen und elektronischen Devices vermengen, schütteln und neu zusammensetzen. “Puzzling” als kompositorisch-improviatorisches Konzept des klanglichen Wachsens, Reduzierens und im Ausfaden wieder neu Beginnens, als Forschungsauftrag an eine an Kleinkinder gemahnende Entdeckungs- und Bewegungsfreude der Stimmbänder, die es zu verknüpfen und miteinander zu verflechten gilt. Mit dem Duo Patchwork Voices erweisen sich Cervenca und Giesriegl als lustvolle Silben-Akrobatinnen, die ihre Stücke minimalistisch auf bloße Endsilben wie “_ne”, “_ven” oder das “Jay Clayton gewidmete “_ix” reduzieren, da wird das poetische “_ur” (nach einem Gedicht des guatemaltekischen Dichters Poeten Humberto Ak’abal ) zur verbalen Rarität im stürmisch erregten Meer der flirrenden, vergänglichen Laute. *****

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